Luciano Berio / Orchestre de Paris, Christoph Eschenbach “Rendering / Stanze”

Michele Coralli
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Luciano Berio, Orchestre de Paris, Christoph Eschenbach: “Rendering / Stanze” (Ondine, ODE 1059-2, 2005)

Attraverso un’opera di consolidamento che costruisce attorno ai romantici mattoni di calcestruzzo schubertiana una serie di arcate moderniste di cemento armato, Luciano Berio ha completato le forme che la storia ci ha consegnato incomplete: la Turandot di Puccini come la Sinfonia in re maggiore (D936A) di Schubert. Rendering è la pagina che stimola la collaborazione virtuale tra il ligure e il viennese. Da una delle pagine sinfoniche incompiute del compositore romantico (questa avrebbe potuto essere la decima, includendo le prime due giovanili) si attua l’innalzamento di un edificio progettato da due architetti, separati da centocinquant’anni di storia. L’esito è sotto gli occhi di tutti, proprio come un’architettura in cui convivono pacificamente elementi diversi quanto contrastanti, miracolosamente in armonia. Il paragone va alla Kaiser-Wilhelm-Gedächtniskirche di Berlino (la nota icona dell’Ovest) o alla Piramide del Louvre a Parigi.

Quando si ha la forza di svincolarsi dai legacci filologici e ideologici del restauro – che si arroga il diritto di ricostruire le intenzioni, creando maniera invece che arte – solo allora si potranno scoprire nuove direzioni, guardare alla storia con occhi diversi e far procedere in avanti il viaggio dell’umanità.

Berio è morto il 27 maggio 2003. Stanze, per baritono, coro di voci maschili e orchestra, completata a poche settimane prima della scomparsa, è da considerarsi l’ultima opera del compositore. Scritta su commissione dell’Orchestre de Paris è stata eseguita per la prima volta nel gennaio 2004 nella capitale francese. È l’omaggio estremo che Berio paga alla più alta poesia contemporanea. Paul Celan, Giorgio Caproni, Edoardo Sanguineti, Dan Pagis e Alfred Brendel (!) sono gli autori dei testi musicati nei rispettivi cinque movimenti, come le strofe di un unico breve poemetto, articolato secondo cinque diverse sensibilità letterarie.
La ricerca fonetica di esperimenti legati ad opere come Laborintus II e Thema (Omaggio a Joyce) cede il passo alla trasparenza del testo cantato.

Amici credo che sia / meglio per me [cominciare a] tirar giù la valigia. […] Vorrei conversare ancora / [a lungo] con voi. Ma ignoro / il luogo del trasferimento.

(da Congedo del Viaggiatore cerimonioso di G.Caproni).

Con Stanze Berio lascia un testamento ammantato di enorme e sublime musicalità, ma anche di profonda nostalgia. Un’opera con cui i libri di storia della musica possono chiudere definitivamente il capitolo Novecento, per aprirne uno nuovo, chissà, con i live-media di Fausto Romitelli.

2006 © altremusiche.it / Michele Coralli

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