Paolo Angeli: “Linee di fuga”

Foto: Nanni Angeli
Michele Coralli
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Paolo Angeli: “Linee di fuga” (Erosha, PJP 002 / ERH 012, 1998)

Prendete una chitarra sarda, uno di quegli strumenti particolari di cui è ricca la tradizione musicale insulare, preparatela attraverso mille diavolerie che generano decine di sonorità che vengono prodotte contemporaneamente (in tempo reale, come si dice oggi), mettetela in mano ad un musicista intelligente, il che significa con idee musicali). Il risultato diventa questo personalissimo lavoro di Paolo Angeli, “Linee di fuga”, per l’etichetta indipendente Erosha.

Angeli deriva la sua esperienza dall’incontro tra la sua cultura sarda e l’ambiente legato alla sperimentazione dell’area bolognese (quello del Laboratorio Musica & Immagine o del festival Angelica). Ma non ci si faccia trarre in inganno: di folclore in questo disco non vi è traccia. Siamo nell’ambito della sperimentazione sui suoni e dell’improvvisazione, terreno che si tende ad avvicinare all’ambito jazz, ma che ha molto in comune con un modo di fare musica ormai trasversale ai generi. Angeli ha fatto tesoro delle preziose collaborazioni con personaggi “creativi” del calibro di Fred Frith, Jon Rose e Frank Schulte, riuscendo poi a sviluppare un percorso autonomo e piacevolmente personale. Per il resto bisogna ascoltare questa chitarra incredibile, che da popolare è diventato uno strumento cibernetico.

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