Mimmo, Contini, Iriondo, Papa, Mimmo: “Kursk_ Truth in the End”

Foto: Agua Mimmo
Michele Coralli
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Mimmo, Contini, Iriondo, Papa, Mimmo “Kursk_ Truth in the End” (DVD AMRN005, Amirani Records, 2007)

Ciò che è successo al sottomarino russo Kursk attiene più alla storia della guerra fredda che alle cronache delle tragedie del mare. Come per il DC-9 I-TIGI dell’Itavia la verità non emergerà mai, sebbene le ricostruzioni plausibili ci spingano a considerare semplicemente come il Potere, per reggersi, sia sempre pronto a sacrificare vite umane, anche quelle che appartengono a quel consesso chiamato Nazione che ne legittima il ruolo di comando.
Il lavoro che Gianni Mimmo e compagni hanno fatto attorno alla tragedia del sommergibile nucleare non è certamente quello del film di denuncia, bensì quello di una lettura estetica di quanto successo, in altre parole di una visione epica o, come meglio dice lo stesso Mimmo, dell’appropriazione di una prospettiva “catartica”, poiché è innegabile che i grandi drammi hanno su tutti noi un enorme potere di fascinazione. E l’uso estetizzante fatto anche dai grandi mass media dell’attentato alle Twin Towers è lì a dimostrarlo, così come quanto è stato detto a riguardo da Karlheinz Stockhausen (e mal interpretato da tutti).

Ciononostante ci sono voluti 3 anni di messa a punto per produrre questo cortometraggio di 24 minuti. Da una parte sono state utilizzate immagini di repertorio e spezzoni “disturbati” di film sul tema sottomarino, oltre che confezionata qualche presa originale come i dettagli della lamiera che subisce l’infiltrazione dell’acqua o le mani che cercano uno spiraglio di luce attraverso una piccolissima grata. Editing e montaggio di Agua Mimmo hanno reso poi questo zibaldone di immagini un flusso coerente e donato al complesso dell’opera un taglio registico vero e proprio. Dall’altra parte la musica, che è servita anche da story board, è stata costruita attorno a una trama sviluppata per quadri: la varo, il viaggio, la vita a bordo, le comunicazioni, il punto di non-ritorno e l’epilogo. In particolare il sax soprano di Gianni Mimmo (accanto alla radio a onde corte Zenith L600) e il trombone di Angelo Contini hanno fornito la totalità timbrica attraverso cui vengono sviluppata la colonna sonora rielaborata in tempo reale dall’elettronica di Xabier Iriondo: una musica puntillistica a forte vocazione improvvisativa. Ma ci sono anche pagine scritte con raffinatezza allusiva, come nel trionfale incipit Launching che non dissimula l’orizzonte di un grande compositore di musica incidentale come Dmitrij Šostakovic. Una musica quindi che nei suoi silenzi, i suoi riverberi e i suoi rumori sinistri si sposa perfettamente con il mondo scuro e terribile degli abissi post-sovietici.
E poi c’è lui, il sottomarino, un mostro muto che vive in mari freddi, disabitati e inospitali. Si muove nell’ombra come un gigantesco leviatano ed è messo in movimento da 118 persone che costituiscono il suo organismo interno. Una volta che muore questo, anche un mostro così imponente e apparentemente indistruttibile si avvia alla sua fine.

“Tutto l’equipaggio delle sezioni sei, sette e otto si è spostato nella sezione nove. Ci sono 23 persone qui. Abbiamo preso questa decisione come conseguenza del disastro. Nessuno di noi può tornare in superficie.”
Tenente Dimitri Kolesnikov

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