«Io e Andrea», quinto Labirinto Musicale da “Le cose imperfette della vita” di Andrea Coralli

Michele Coralli
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Il ritratto di un ragazzo che non c’è più e di cui rimangono solo ricordi, fotografie, appunti sparsi, racconti brevi e poesie, in parte raccolte e pubblicate da Vanni Scheiwiller (“Le cose imperfette della vita”, All’insegna del pesce d’oro, Milano 1995). In questo labirinto musicale si è voluto dare voce ad Andrea attraverso la lettura di questo piccolo libro e l’ascolto di una scelta di alcune delle musiche che hanno attraversato la sua vita.

Andrea è stato insegnante di lettere, poeta, studioso della lingua italiana, critico musicale, appassionato di letteratura, di cinema, di fotografia, di politica e di tante altre cose…

A partire dalle sue parole riportate su quaderni e blocchetti abbiamo costruito un Labirinto Musicale, trasmissione in onda domenica 01/11/2020 su Radio Popolare, che ha ritagliato tre area tematiche non così distanti tra loro: la solitudine, l’amore, la politica.

Uno degli schemi di racconto ricorrenti tra gli scritti di Andrea è quello del risveglio, momento nel quale capita spesso di inciampare nelle difficoltà della giornata: i tram persi, la corsa verso il treno in Centrale, i viaggi a Pavia attorno cui nascono i momenti di incantamento. Ogni breve racconto di Andrea è un piccolo universo di riflessioni dal sapore amaro o disincantato, che riesce a comunicare anche un ricco insieme di sonorità (di cui troviamo traccia anche in altri scritti come “A volte un grido / attraversa le strade / avvolte di fuliggine…”). Nel racconto scelto per aprire il Labirinto, “O merda anche oggi sveglia”, il tutto si connota di un’evidente plasticità sonora: dal fischiettare in attesa del tram, alla sottintesa frenata del treno in arrivo alla stazione. C’è una canzone che viene esplicitamente citata che Andrea si fischia alla fermata e che sembra accompagnare il racconto sottotraccia fino alle riflessioni finali: è il classico canterburiano O Caroline dei Matching Mole.

Ma non sono solamente i contesti urbani, milanesi e alienati, a fare da sottofondo ai momenti poetici di Andrea, bensì anche i luoghi di pace come quelli di una riviera dall’orizzonte montaliano in “La voce discreta di una radio” che in poche righe contiene uno straordinario ventaglio di sonorità: la radio, il “concerto continuo di grilli e cicale”, “i brontolii delle barche” e “un vago ronzare / su per code del mare”. Veri e propri paesaggi sonori che trasformano le parole in vere e proprie note di registrazioni sul campo. Non poteva mancare di Claude Debussy, “Images – Reflets dans l’eau”, pagina interpretata da Arturo Benedetti Michelangeli, un disco particolarmente amato da Andrea.

Altrove sono le parole a divenire musicali in sé, come nell’opera poetica di chi cerca sonorità e senso da coniugare all’interno di forme o, viceversa, entro uno stream of consciousness psichedelico. Anche Andrea fa sua la lezione di autori come Allen Ginsberg o il poeta punk John Cooper Clarke. Un altro risveglio, solo apparentemente diaristico, si trasforma quindi in un avventuroso viaggio verbale, che può agganciarsi anche a certe esplorazioni poetico-narrative tipiche di certo rock colto come quello dell’amatissimo Peter Hammill o del primo Peter Gabriel: “Racconti pavesi” e “Still Life” dei Van Der Graaf Generator.

Gioco verbale, divertissement, autoironia nel raffigurarsi all’interno degli uffici del Provveditorato agli Studi di Milano per ritirare la nomina di commissario per la maturità nell’anno accademico 1992. Unico maschio, o quasi, in mezzo a una folla di “gente, quasi solo femmina”: la raffigurazione di un tenero acquarello che descrive la confusione e lo stordimento di fronte alla burocrazia scolastica. Al termine: “Bittern Storm over Ulm” degli Henry Cow, altro gruppo assai apprezzato e studiato.

“Di là del me” è una piccola e ironica biografia politica che parte dai toni entusiastici dell’impegno giovanile (a tratti evasivo) e piega rapidamente verso il progressivo disincanto. Dal liceo alla fine degli anni ‘70 fino al crollo del Muro di Berlino (1989) e al disorientamento della sinistra, il calo di consensi dell’ideologia comunista e il suo successivo declino. In un articolo su Giovanna Marini comparso sul giornale universitario “Il bradipo” nel 1991 Andrea scriveva de “I treni per Reggio Calabria”, un LP “il cui secondo lato costringerebbe alla commozione lacrimogena il più imperturbabile degli ascoltatori”. Il secondo lato inizia proprio con il brano che dà il titolo al disco, che abbiamo scelto come commento. Quanto alla “commozione lacrimogena” forse è comprensibile solo a chi ha vissuto nel profondo certe militanze politiche…

L’autocompiacimento nel quale Andrea si crogiola nel suo guardarsi addosso, sempre con autoironia, intelligente e leggera, in “Tutto il giorno: io, me, mio”, un testo ispirato con ogni evidenza a “I Me Mine” di George Harrison (i Beatles primissima passione MANIACALE di Andrea!). Chissà cosa avrebbe pensato invece dell’attuale umanità autorefereziale e prigioniera del proprio sé?

Il Bach delle “Variazioni Goldberg” eseguite da Glenn Gould è una delle pagine pianisitiche in assoluto più ammirate da Andrea, che ha sempre nutrito più di una diffidenza nei confronti del mondo accademico musicale (e come dargli torto!). La poesia “Gli amanti” organizzata secondo un ordine cardinale, da I a VIII, è stata qui innestata sulle prime due variazioni, nello sforzo di assecondare la musicalità bachiana.

Il culmine della disperazione di un amore concluso, altro tipico topos poetico in cui Andrea si tuffa in modo spavaldo, senza timore cioè di apparire scontato o banale. “Coi sapori della carne trascorsa / rimasti agl’angoli della bocca / e annidiati sotto le unghie / se ne vanno i gesti d’un amore / che piano mi lacera il cuore”, li consideriamo personalmente dei versi memorabili, capaci come pochi altri di dare una concretezza erotico-carnale tattile e olfattiva a un condiviso sentimento di perdita. Altrove Andrea scherza sul tema dell’abbandono: “Ecco il momento, si presenta un bel tema / con grande pena s’inizia il tormento. / D’un amore deluso…”. I veri poeti non inventano i luoghi dei sentimenti, li sanno semplicemente rinnovare. “Wie Lange Noch” è una canzone di Kurt Weill del 1944, che ricalca perfettamente questo stato d’animo, usandolo come maschera di un sentimento anti-nazista che Weill nutre con l’impazienza nei confronti della fine dell’innamoramento della Germania per Hitler (“Per quanto tempo ancora?”). L’insuperata interpretazione di Ute Lemper, che Andrea aveva conosciuto alla presentazione del suo primo disco dedicato a Brecht/Weill, ci è sembrata la scelta obbligata.

L’amore, anche quello racchiuso in un incontro casuale di sguardi in un bagno di un campeggio, contenuto nella dedica “A una tizia, di sfuggita, ai bagni”. Un vero e proprio amore impossibile che ricorda certi spaccati di Italo Calvino e che qui si poggia sul pigro cantato dei fratelli Davies (The Kinks) e le loro languide occhiate sui passaggi settimanali di Miss Julie in “Waterloo Sunset”.

Irrompe poi, a mo’ di breaking news, il TGR RAI dell’Emilia Romagna del 2 agosto 1980, che ci riporta all’orrore della Strage di Bologna. Dieci anni più tardi Andrea è in quella città “Per il decimo anniversario della strage di Bologna”: “potere”, “liti criminali”, “commemorazioni di ingiustizie”, “raggiri” e “ghiere di palazzo”. Le parole sono di quelle pesanti, quelle cioè che ci riportano ai grandi poeti civili come Pier Paolo Pasolini. Abbiamo scelto qui a commento musicale un breve estratto da “La lontananza nostalgica utopica futura” di Luigi Nono, nella versione originale con Gidon Kremer e Alvise Vidolin, alla cui esecuzione scaligera era presente anche Andrea.

Si chiude con un divertissement politico che parte come un gioco di parole: “Cipressi nei pressi di un cippo nel Po”. Un testo poetico che si muove tra registri quasi imprendibili ed esplode in un declamato da corteo (vera e propria invenzione poetica) nel quale abbiamo messo insieme alcune voci dei personaggi dei Labirinti Musicali precedenti (qualcuno potrà riconoscere il prof. Albert Hofmann di “Viaggi acidi”). Un modo per suggerire che i nostri Labirinti si stanno per concludere…

Sigla finale con “Solar Flares” di Robert Wyatt.

Ciao Andrea … e buon Ascolto!

Michele Coralli

GLI ARTICOLI DI ANDREA CORALLI su altremusiche.it

«Io e Andrea»

da Andrea Coralli

[Radio Popolare, 04/10/2020]

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5 commenti

  1. Grazie, Michele!
    Per la scelta dei brani scritti da Andrea, per la lettura, per i brani musicali. Quanto spazio aveva la musica nella sua vita! Sicuramente alcune di queste musiche diventeranno lo spunto per nuove ricerche e scoperte musicali, spero non solo per me. E sarà anche per me un modo di fare di nuovo qualcosa insieme a lui, spesso prodigo di consigli d’ascolto fondamentali (Robert Wyatt me l’ha fatto scoprire Andrea. E ho detto tutto!)
    Ogni tanto mi stupisco di quanto spesso pensi a lui.
    Ciao e complimenti, Marco

    • Grazie a te Marco, in effetti per quanto ridotte a tracce e frammenti “le cose” lasciate da Andrea sono tante e incredibilmente capaci di dirci ancora qualcosa.

  2. Grazie!
    È stato bello scoprire questo ricordo con ritardo. Ed emozionante ascoltare alcuni brani, come quelli di Giovanna Marini o Ute Lemper.

  3. Buonasera,
    sono una compagna delle elementari di Andrea: ricordo benissimo la nostra piccola, giocosa amicizia bambina. Indimenticabili le sue feste di compleanno…
    Sarei felice di leggere il libro a lui dedicato.
    Dove posso trovarlo?
    Grazie semi puoi aiutare!
    Ada

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