Archie Shepp: “Yasmina, a Black Woman”

Foto: Roland Godefroy
Michele Coralli
Archie Shepp: “Yasmina, a Black Woman” (Lp, Byg/Get Back, GET 304, 2001)

Due accordi aspri, ribattuti sul pianoforte all’infinito, sostenuti da una sezione di fiati, costituiscono l’intelaiatura dell’ipnotica Yasmina, lungo brano dall’inconfondibile caratterizzazione sheppiana, che pone il marchio di fabbrica a questa produzione datata 1969. Coltrane se ne è appena andato e l’eredità distruttiva che ha lasciato viene raccolta da gente come il tenore sassofonista Archie Shepp, che riesce a “superare a sinistra” il proprio maestro, diventando uno dei padri della new thing afroamericana. “Yasmina, a Black Woman” è stato registrato a Parigi nello stesso momento in cui anche l’Art Ensemble of Chicago sta riempiendo nello stesso luogo interi nastri magnetici con tracce di suoni imperscrutabili.

E anche in questo LP fanno la loro comparsa un defilato Roscoe Mitchell al sax basso e Malachi Favors al contrabbasso. Il primitivismo, assolutamente affascinante nella sua essenzialità, riesce a cogliere il migliore Shepp dei tempi: quello che getta un ideale ponte culturale tra la nuova patria e l’agognata Madre Africa tribale. In quel momento storico molti afroamericani credevano al ricongiungimento della cultura nera, segregata con la violenza negli Stati Uniti e resa irraggiungibile da un oceano. Il festival panafricano di Algeri, da cui Shepp nel ‘69 ritornava, testimonia la volontà di creare un blocco alternativo, terzomondista, come si sarebbe detto una volta, no-global (!?!) come si potrebbe dire oggi. Sonny’s Back (la dedica è per il meno rivoluzionario Sonny Rollins) e lo standard degli standard Body and Soul chiudono la raccolta in un modo poco omogeneo, ma tant’è. La duplicità del vinile consente anche questo.

2001 © altremusiche.it

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