Push The Triangle: “cos la machina 1” / “Repush machina”

Franck Vigroux
Michele Coralli
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Push The Triangle: “cos la machina 1” (D’Autres Cordes, d’ac051, 2005)

L’attacco di Recycling Lilas evoca direttamente il grande Nord di certi lavori di Ketil Bjørnstad o Jon Balke. Ma in questo caso tutto volge nel più breve tempo possibile in qualcosa di ben più instabile e rovinoso. È la smania destrutturate del quintetto francese Push The Triangle che ruota attorno al chitarrista creativo Franck Vigroux a disattivare ogni tipo di tratto univoco che potrebbe risentire di certe fascinazioni rapsodiche. Il resto del gruppo è costituito dai due fiati (sax e tromba) Stéphane Payen e Médéric Collignon, quest’ultimo dotato di una vocalità orientata alle evoluzioni virtuosistiche di un Minton. Poi l’estro del batterista Michel Blanc e la seduttiva voce recitante di Jenn Priddle. Nomi poco noti anche agli scout delle scene europee più out, eppure rappresentanti di una realtà vicina geograficamente e assai vitale: quella di una città, Montpellier, ancora ignota alle cronache della musica contemporanea. “Cos la machina 1” è un lavoro ricco e stratificato, che strizza l’occhio ai suoni più creativi d’Oltreoceano (Elliott Sharp), presta orecchio alle centrifughe electro più techno oriented, evoca ricami free-jazzistici senza caderne in preda e rimane fedele a un panorama avant che è libero di trasfigurare ogni cosa.


Push The Triangle: “Repush machina” (D’Autres Cordes, d’ac091, 2007)

Nel panorama avant le proposte che ci sembrano più stimolanti sono quelle che provengono da quei musicisti che anche in un contesto essenzialmente informale (o marcatamente obliquo) riescono a mantenersi lontano dai manierismi che anche da quelle parti si riproducono all’ombra di onanistici virtuosismi o di esibizionismi noise/industrial in cui conta solamente reperitre le frequenze più disturbate (che ormai disturbano pochi).

I francesi Push The Triangle sono uno di quei gruppi che sanno muoversi in un terreno ormai infido per molti come quello dell’avant-rock. L’ensemble che alla prima apparizione discografica si giovava di voci mintoniane (da Phil Minton), disturbi free jazzistici e recitativi ammiccanti, in questo caso si riduce ad un quasi classico power trio con chitarra/batteria/sax, non dissimile da quell’organico che nutre grandi fortune nell’underground europeo come i nostrani Zu. Se “Cos la machina 1” spingeva i motori del proprio organico verso un jazz perso tra le onde magnetiche di un traliccio ad alta tensione, “Repush machina” ri-schiaffeggia la macchina a suon di urlati e grezzi riff post-punk, senza nemmeno darsi un minimo contegno jazz(-core). E che dire dell’assai gradita citazione della barrettiana Astronomy Domine?

L’obiettivo che Zorn era stato in grado di raggiungere, perdendosi poi tra le pieghe di un autocompiacimento sempre più antipatico, viene ricontestualizzato in terra francese da un consesso di musicisti creativi che ha molte carte da giocarsi sulla ruota della più recente scena “avantgarde”. Di Push The Trinagle – alias Stephane Payen (sax alto), Franck Vigroux (chitarra, chitarra fretless e turntables) e Michel Blanc (batteria) – vale la pena ricordarlo, siamo stati i primi a parlarne in giro.

2005-07 © altremusiche.it

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