Barry Guy / Evan Parker: “Birds and Blades”

Michele Coralli
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Barry Guy / Evan Parker: “Birds and Blades” (Intakt, CD080, 2003)

Il contrabbassista Barry Guy e il sassofonista Evan Parker ogni tanto si incontrano e registrano qualcosa che, in un modo o nell’altro, diventa un CD, o, come in questo caso, un doppio CD. Il primo dei due che compongono questo “Birds and Blades” è stato registrato a Zurigo nell’unica giornata del 6 settembre 2001, mentre il secondo il giorno successivo, sempre a Zurigo, con il medesimo set ma su un palco. Come molti sicuramente già sapranno la collaborazione tra i due va avanti da quasi un trentennio (London Jazz Composers Orchestra, Electro-Acoustic Ensemble, ecc.) e le improvvisazioni che sono in gradi di imbastire a occhi chiusi godono della sicurezza che solo una profonda condivisione di intenti e una conoscenza artistica reciproca riesce a determinare.

Il tran-tran professionale dei due li spinge a crearsi innumerevoli possibilità di registrare e proporre qua e là documentazioni di episodiche esibizioni che catturano i diversi momenti dell’attività di entrambi. Detto questo, un doppio album può sicuramente inibire rispetto alla mole di materiale presentato, tutto rigorosamente fedele a un tipo di esplorazione sonora che coinvolge più di ogni altra dimensione quella della ricognizione sullo strumento. Forti di un’incessante attività di studio “in progress” sui rispettivi attrezzi del mestiere (qui Parker al tenore e soprano), i due si dicono improvvisare, ma in realtà ripercorrono incessantemente un bagaglio di suoni, movimenti, articolazioni che ormai vive nel loro Dna improvvisativo, quasi come se comporre in maniera estemporanea fosse diventata un’operazione consuetudinaria come mangiare, parlare o respirare.

Sarebbe interessante sapere se dietro il giochetto di anteporre i nomi dell’uno o dell’altro nei crediti delle tracce (nel primo CD riportate come Guy/Parker, nel secondo Parker/Guy) c’è anche un significato performativo o è semplicemente un gesto di buona cavalleria. Anche perché non sembra esserci un pensiero organizzativo a priori, ma al contrario uno sviluppo paritetico basato su ascolti reciproci e reciproche risposte: in altre parole, l’accademia dell’improvvisazione.

2003 © altremusiche.it

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