Aki Takase e Han Bennink: “2 for 2”

Foto: Tobias Sommer
Michele Coralli
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Takase, Aki / Han Bennink: “2 for 2” (CD Intakt Records, CD193, 2011)

Duetto d’antan tra il piano della giapponese Takase, di casa a Berlino da anni, e la sempre eruttiva batteria di Bennink. D’antan perché i due non sono nuovi ad operazioni di ripescaggio e rimasticazione di materiali, condotte e stili che hanno fatto la grandezza del repertorio jazzistico tra New Orleans e la New Thing. La pianista dimostra di saper sempre tessere con mani esperte trame di grande raffinatezza in ogni ambiente con il quale si confronta. Congeniale per lei il tema della “rilettura”, sia che si tratti di profili molto scivolosi (e non pianistici) come nell’omaggio tributato poco tempo fa a Ornette Coleman, sia che si confronti con più “coerenti” brani dal real book di Thelonious Monk, costante punto di riferimento da almeno mezzo secolo per i pianisti. Non sfugge però, accanto alle monkiane Locomotive, Raise Four, Pannonica e Ask Me Now, la delicatissima cover di Hat and Beard di Eric Dolphy. Al fianco della pianista il partner ideale, quel Bennink che sa sempre trovare la sua posizione, specie nelle relazioni a due. Quello che per anni è stato il suo partner di riferimento, Misha Mengelberg (anche lui avant-monkiano), sembra ora dover cedere il posto alle capacità espressive della Takase (mentre in altri casi era stata Irene Schweizer).
Sarebbe comunque ingeneroso considerare questo “2 for 2” un mero omaggio al passato, anche se la coloratissima performance è completamente intrisa di forme antiche. Deliziosa l’intro e outro che porta il medesimo titolo della raccolta che, pur figlia della penna della giopponese, altro non sembra se non un ulteriore omaggio in questo caso a un altra grande accoppiata d’avanguardia, Bertolt Brecht e Kurt Weill. Il duo Takase/Bennink, indifferente al nuovo, produce come in quel caso modernità e senso del presente attraverso una metabolizzazione che può creare solo chi ha già dato moltissimo all’avanguardia, chi ha già speso molto nella creazione di nuovi linguaggi e, in fondo, è riuscito anche a divertirsi e far divertire. Sono questi i musicisti che privilegiamo: quelli che hanno poco o nulla da dimostrare e moltissimo da esibire.

2011 © altremusiche.it

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