Bruno Maderna: “Grande Aulodia”

Michele Coralli
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Bruno Maderna: “Grande Aulodia” (Stradivarius / Ricordi Oggi, STR 57010, 2009)

Nel recupero di registrazioni storiche si concretizza quello sforzo volto alla riscoperta di repertori “contemporanei” ormai quasi del tutto dimenticati, se non da parte di una strettissima cerchia di ultraspecialisti (oltretutto ghettizzati). Con la serie Ricordi Oggi si è potuto rispolverare autori fondamentali come, tra gli altri, Nono, Manzoni e Maderna. Alla collana appartengono versioni eseguite, curate o approvate direttamente dagli autori, quindi possono vantare un marchio di garanzia importante, cosa che, in mezzo a molte registrazioni poco filologiche che girano anche in ambito contemporaneo, non è particolare di secondaria importanza.

In questo caso è lo stesso Maderna a dirigere l’Orchestra Sinfonica della RAI di Roma, impegnata in tre diverse composizioni catturate tra il 1969, il 1970 e il 1971. La prima è Julliard Serenade (Tempo Libero II) per orchestra e nastro magnetico. In realtà di tratta dell’integrazione di due differenti ambiti compositivi: quello orchestrale (Julliard Serenade) e quello elettronico (Tempo Libero II), raccolta su nastro di voci e fonemi che traducono in senso sonoro una conversazione immaginaria, un percorso similare a quello adottato anche da Berio nel celebre Thema – Omaggio a Joyce. La conversazione che si determina tra voci registrate e suoni orchestrali crea un nuovo piano metalinguistico su cui il compositore può giocare in un senso quasi ironico. Il brano, dalla forte identità modernista, sa mantenersi su un piano di profonda libertà artistica (rispetto soprattutto agli stilemi dogmatici di interi ambiti nati all’ombra del Totem-Darmstadt). Il che si esprime soprattutto nella leggerezza, nella cantabilità, e nell’ironia, caratteristiche capaci di richiamare quel vento fresco che percorreva certe partiture prokofieviane nate in tempi ancor più cupi.

Music of Gaity dal Fitzwilliam Virginal Book per orchestra da camera dimostra quanto gli interessi musicali di Maderna potessero spaziare in direzioni inaspettate. Lo sguardo si volge allora a certi autori rinascimentali inglesi, a dir la verità recentemente riproposti in ogni tipo di salsa e condimento, come William Byrd e John Dowland. Trattandosi di trascrizioni, dal punto di vista prettamente compositivo non si può certo fare a meno di non notare le capacità del Maderna orchestratore. Certamente il Rendering di Berio suona molto più emozionante, ma trattasi in quel caso di una vera e propria “ricostruzione”.

Grande Aulodia per flauto e oboe soli con orchestra (qui con Severino Gazzelloni e Lothar Faber) è l’opera più significativa delle tre qui raccolte. Un brano con un forte carattere impressionista – e anche in questo si dimostra la libertà di Maderna – la cui ricerca formale e il cui tratto melodico si sposano senza complessi. I due strumenti solisti si confrontano in modo serrato a partire dall’unisono iniziale che si dischiude in una dissonanza da cui fioriscono le rispettive linee melodiche, auliche e pastorali, degne cioè di una grande ispirazione compositiva, quasi controcorrente. Dopo un dialogo di oltre 3 minuti entra in scena un’enorme orchestra attorno cui viene cucito un complesso tessuto armonico atonale. Da questo momento in avanti la composizione si configura come un più tradizionale concerto per strumento solista che guarda senza timori reverenziali alla gigantesca letteratura sviluppata attorno alla materia: da Mozart a Hindemith.

2009 © altremusiche.it

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